Politica3 Maggio 2022 13:49

Cingolani: importante mantenere le forniture russe fino a fine 2022

Il piano per sostituire il gas russo “è in costante evoluzione ma dobbiamo stare attenti che la combinazione di risparmio e nuovi contratti vada a compensare la riduzione dalla Russia. Nel 2024 quello che entrerà sarà sufficiente a compensare quanto proviene dalla Russia su base di media annuale, su base mensile invece un'interruzione a maggio 2022 renderebbe critico il superamento dell’inverno e richiederebbe interventi di risparmio molto pesanti. A novembre 2022 sarebbe molto meno critica grazie a un maggior riempimento degli stoccaggi. Pertanto sarebbe importante mantenere le forniture russe fino a fine 2022 per affrontare l’inverno e programmare lo sganciamento dai russi in sicurezza”. Lo ha detto il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani nell’informativa alla Camera sui costi dell’energia.

FONDAMENTALI LE FORNITURE RUSSE FINO A FINE ANNO

“L’ammontare globale di gas reperito dalla campagna di diversificazione dei fornitori è sufficiente a rimpiazzare i 29 mld di mc di gas russo dalla seconda metà del 2024. Le nuove forniture richiederanno tempo per andare a regime e nel breve termine la riduzione andrà accompagnata dalla riduzione della domanda che dipenderà da quando verrà interrotta la fornitura russa – ha aggiunto il ministro - . In tutti gli scenari valutati è fondamentale che il primo rigassificatore galleggiante entri in funzione prima del 2023, il secondo entro la fine del 2023 massimo inizio 2024 per mantenere gli impegni di decarbonizzazione al 2030”, ha precisato il ministro ricordando che comunque quanto sta avvenendo porta a interessanti prospettive di spostamento del baricentro energetico nel Mediterraneo e in particolare verso l’Italia.

IL PRICE CAP

Sul price cap del gas a livello europeo “l’idea è quella di introdurre un prezzo massimo alle transazioni. La leva è che l’Europa rappresenta il più grande cliente del pianeta in gasdotto, circa tre quarti, si può permettere di pesare sul mercato e di fare un prezzo ragionevole. Il compito del price cap non è quello di limitare gli investimenti ma di fare il peak sharing affinché il prezzo non vada a discapito di imprese e cittadini quando ci sono fluttuazioni pazzesche”, ha chiarito il ministro secondo cui si deve fissare un tetto sufficientemente alto “in modo da continuare a essere attrattivi per produttori ed esportatori” “anche temporaneo con revisioni regolari potenzialmente indicizzato”. Infine, “introdurre un meccanismo di compensazione per gli scostamenti in particolare per il Gnl che generalmente è più costoso, accompagnato con regolazione dedicata”.

“Al momento c’è un gruppo di lavoro a Bruxelles che sta lavorando su queste linee guida ma non c’è niente di approfondito. Avrete sentito molte opzioni, ad esempio quanto è successo alla penisola iberica che hanno un prezzo nazionale compensato per differenza dallo Stato nei confronti degli operatori ma è perché sono isolati e più piccoli di noi come mercato” per qualsiasi altro mercato europeo interconnesso sarebbe impensabile” “ben diverso se tutta l’Europa si mettesse d’accordo”, ha precisato Cingolani. Secondo il ministro con un prezzo di 80 euro si avrebbe “un 25% di riduzione della bolletta e ancora più alta della bolletta elettrica. Sul Gnl gli effetti potrebbero essere mitigati da contratti per differenza, anche questa in fase di studio. Le rinnovabili non verrebbero minimamente toccate da questi aspetti né la sicurezza, mentre gli effetti sul mercato sarebbero più rilevanti”, “né il phase out dei fossili” ha ammesso Cingolani.

LE TRE PRIORITA’

Sulla sicurezza degli approvvigionamenti nazionali “l’analisi dei consumi negli ultimi 20 anni rivela che i consumi di gas sono rimasti sostanzialmente stabili sui 70-75 mld di mc mentre la produzione nazionale si è ridotta dell’80%: era al 20% nel 2001, è al 4% nel 2022. È stata una riduzione compensata dalle maggiori importazioni dalla russia dal 28 al 38%. Questo ha creato una maggiore dipendenza da un fornitore unico la Russia. Dal punto di vista delle infrastrutture il sistema italiano è diversificato e resiliente: il 96% è importato dall’estero tramite 5 gasdotti e 3 terminali di rigassificazione. A questo si aggiungono 17 mld di mc di stoccaggio 4,5 strategici e il resto nei momenti di picco”, ha detto il ministro. Per il futuro “nel breve-medio termine ci sono 3 priorità principali: riempimento degli stoccaggi in previsione dell’inverno, completamento della campagna di diversificazione degli approvvigionamenti gas da altri paesi per sostituire il 29 mld di mc dalla Russia, continuare la rotta tracciata sulla decarbonizzazione e quindi potenziare le rinnovabili e l’efficienza energetica – ha aggiunto il ministro -. Queste tre priorità possono essere influenzate da diversi fattori nazionali e internazionali come l’interruzione dei pagamenti alla Russia per la questione rubli, senza interruzione si procederebbe secondo il calendario delle aste in corso”, ha precisato il Cingolani.

LA QUESTIONE RUBLI

“Sul piano sanzioni oil c’è un periodo di 8 mesi per andare a regime sul gas non si è ancora cominciato a parlare di sanzioni tuttavia gli operatori devono pagare mensilmente e c’è il decreto russo sul doppio conto per la conversione in rubli, il problema sono i 2 giorni di cambio che vanno legalmente interpretati per capire se rappresentano una violazione delle sanzioni: può succedere infatti che l’operatore pagando in euro possa vedersi rifiutato i pagamento e accusato di aver rotto il contratto, scaricando sull’operatore l’interruzione, l’Europa deve dare indicazioni chiare per capire se si può o meno aprire il conto in rubli e a metà maggio ci dovrebbero essere delle direttive chiare”, ha precisato Cingolani.

IL PIANO DI SOSTITUZIONE

“Nei prossimi 12-24 mesi stiamo facendo interventi di diversificazione delle fonti di approvvigionamento con nuove forniture Gnl galleggianti, spingendo al massimo i gasdotti esistenti e l’incremento della produzione nazionale. Il secondo pacchetto di misure riguarda la riduzione di gas con rinnovabili e minori consumi energetici. L’incremento del gas algerino porterà a regime 9 mld di mc dal 2023 in poi, raggiungimento del la massima portata della Tap circa 1,5 mld l’anno 1,4 da sfruttamento giacimenti nazionali esistenti, incremento Gnl grazie a campagna in Qatar, Angola Mozambico, nuovi rigassficatori galleggianti temporanei che dovranno servire solo per un breve periodo, per 12.15 mld di mc, massimizzazione dell’utilizzo dei terminali di rigassificazione esistenti con 5-6 mld di mc di produzione”, ha detto Cingolani. Sullo sviluppo di progetti onshore e offhsore di rinnovabili a”bbiamo 40 GW di richieste di connessione, siamo oltre gli 8 GW l’anno e questo equivale a 2,5 mld di mc di risparmi l’anno, misure di contingentamento della domanda come riduzione temperature, interoperabilità, contenimento nei servizi ma dipende da quanto tempo possono essere attivate ma per il momento tutto sta procedendo come nel periodo pre-bellico ma 2,5 mld di risparmio si ottiene riducendo di 1 grado nel riscaldamento e nel raffrescamento residenziale pubblico e privato. Lo sviluppo di biometano e sintetic fuel ha un potenziale di risparmio di 2,5 mld id mc entro il 2026. Dal secondo semestre dl 2022 +2 mld di mc e arrivano a 22 mld id mc nel 2025 nel Gnl 1,5 nel 2022 che arrivano 13 nel 2025. Arriveremo a 25 mld di mc che rimpiazzano i 29 che importiamo dalla Russia”.