News17 Giugno 2022 18:06

Casse previdenza, Oliveti, Adepp: no a tentativi ripubblicizzazione ma saggio investire su studentati, è investimento sui futuri professionisti. Enpam lo sta già facendo

AGEEI intervista Alberto Oliveti, il presidente dell'Adepp, l'associazione che rappresenta tutte le casse previdenziali private che 'valgono' 100 miliardi di euro, e presidente Enpam sul momento storico del Paese e sul ruolo del Pubblico negli investimenti scelti da chi è deputato a tutelare e garantire il futuro dei professionisti, con uno sguardo alle nuove generazioni, i professionisti di domani.

 

Il termine ‘previdenza’ sta per “l'abitudine di prendere in considerazione, prudentemente e tempestivamente, le necessità del futuro”. Quanto le istituzioni rischiano di bloccare questo processo attraverso ingerenze da parte del Pubblico?

 

Come Adepp, l’associazione delle Casse previdenziali private, ci battiamo contro qualsiasi tentativo di ripubblicizzazione e per la definizione invece di una migliore autonomia di gestione, sancita dalla norma che nel 1993 portò alla privatizzazione dei nostri enti.

 

In questo senso, alcune norme approvate negli ultimi anni hanno testimoniato l’intenzione, neanche tanto velata, di riportare l’attività degli enti previdenziali privati sotto le ali della pubblica amministrazione. Interventi legislativi che bloccano spesso l’adozione di provvedimenti utili a garantire il futuro delle pensioni dei nostri iscritti.

 

In questo senso, come ha sottolineato con grande autorevolezza il professor Sabino Cassese in un recente convegno organizzato dall’Adepp, esiste un problema serio legato proprio al tipo di controllo pubblico che sulle Casse viene esercitato. I controlli infatti, dovrebbero essere sulla gestione complessiva e sui risultati ottenuti, come accade negli altri Paesi, e non essere controlli preventivi e sui singoli atti, come accade purtroppo in Italia.

 

Quando ciò avviene, ha sottolineato ancora Cassese, si crea un danno non solo all’ente controllato, ma all’intera collettività di un Paese. Ecco, noi non chiediamo di non essere vigilati, ma sosteniamo che i controlli non dovrebbero andare a inficiare la nostra autonomia di azione, creando danni ai nostri iscritti e indirettamente all’intero Paese.

 

In un momento storico in cui si pensa a una rivoluzione del Paese in termini di grandi opere si ha come l’impressione che al governo faccia gola il tesoretto che gli enti previdenziali hanno costituito negli anni attraverso una serie di operazioni tese a garantire e tutelare i propri associati. Come si pone Adepp a fronte di alcuni “suggerimenti” da parte delle istituzioni?

 

L’atteggiamento deve essere di grande cautela e attenzione alla missione fondamentale delle casse di previdenza che è innanzitutto quella di assicurare le pensioni ai propri iscritti. Quindi, la prima regola è quella di garantire la tenuta di un sistema, con sostenibilità a 30 anni o addirittura a 50 anni, mantenendo una riserva legale adeguata e verificando il tutto con bilanci tecnici da ripetere ogni triennio. Qualunque altra proposta o suggerimento deve passare da questa prima valutazione di merito.

In seconda battuta, fermo restando che noi già sosteniamo il Paese pagando le tasse, accettiamo di buon grado il suggerimento a fare ancora di più, con l’obiettivo però di supportare con i nostri investimenti il lavoro dei nostri professionisti, perché puntando su di loro, che sono il motore dell’economia, contribuiamo al benessere di tutto il Paese.

 

Per i social housing è stata stanziata una somma considerevole nel PNRR e il Miur sta lavorando a un altro decreto per cofinanziare le strutture. La ricerca e lo studentato rappresentano il futuro del Paese e delle singole professioni. Possono essere un’occasione per gli enti previdenziali se in linea con gli obiettivi dell’ente, se costituiscono un rendimento e se pertinenti alla categoria di appartenenza?

 

Le Casse ritengono importante sostenere l’economia nazionale supportando i propri professionisti, e dunque a maggior ragione trovano saggio fare investimenti sui giovani studenti universitari che saranno poi i futuri professionisti.

 

Ancora una volta però parliamo di investimenti che dovranno garantire un rendimento adeguato alle finalità previdenziali dei nostri iscritti. A questo proposito, faccio notare che l’Enpam, l’ente da me presieduto, sta valutando con attenzione proprio possibili interventi di questa natura. Interventi che saranno un ulteriore tassello di un programma di attenzione ai giovani su cui l’Enpam sta lavorando già da tempo. Basti pensare che il nostro regolamento permette agli studenti di medicina fin dal quinto e sesto anno del corso di laurea di iscriversi all’Enpam, beneficiando di tutta una serie di servizi: a dicembre del 2021 erano 4.505 gli studenti iscritti, con un bilancio complessivo che ha visto dal 2017 al 2021 ben 13.261 laureandi iscriversi al nostro ente previdenziale.