Politica14 Giugno 2022 17:07

Casse di previdenza, Adepp. Oliveti: Chiediamo una migliore autonomia. Registriamo contraddittorietà, controlli non coordinati e ingerenze nella gestione

“Le casse di previdenza dei liberi professionisti devono garantire il futuro ai propri iscritti.
Rappresentiamo professioni regolamentate da ordini e collegi professionali, composti da professionisti. L’autonomia è un requisito indispensabile per essere realmente al servizio dei professionisti nel loro loro esercizio professionale, il quale è riconosciuto come un motore di sviluppo e ricerca per il paese.”

Così Alberto Oliveti, presidente Adepp nel corso del webinar “L’autonomia della Casse di previdenza al servizio delle professioni per il Paese” organizzato da Adepp.

“Adepp è un’associazione apolitica, non lucrativa, che tutela l’autonomia delle Casse e coordina le relazioni istituzionali e le politiche sociali, assistenziali e previdenziali che vengono perseguite dalle singole Casse. Abbiamo fatto tanto, dedicandoci al welfare, agli investimenti, ai servizi, ad una interrelazione con l’Europa, lavorando anche su linee interne. Abbiamo contribuito alla crescita di queste Casse, perché la situazione dell’associazione fotografata dall’ultimo rapporto Adepp e dalla recente relazione Covip ci parla di quasi 1,7 milioni iscritti, di cui oltre un milione sono liberi professionisti puri, 100mila i pensionati che continuano a lavorare, 560mila i professionisti dipendenti che producono reddito da libera professione.

Il patrimonio è di oltre 100 mld euro, per l’esattezza un miliardo e settecento milioni, con un aumento rispetto l’anno precedente del +5%. Abbiamo raddoppiato il patrimonio negli ultimi 10 anni.

Incassiamo 11 mld euro di contributi a fronte di un pagamento di prestazioni per 7,5 mld. Mentre usiamo 500 mln euro per garantire welfare ai nostri iscritti e altri 500 mln euro sono le tasse che paghiamo all’erario, nell’esercizio di una previdenza di primo pilastro che in altri paesi Ue non è soggetta a versamento fiscale all’erario.

Assumendo con la privatizzazione lo stato giuridico di fondazione o associazioni non commerciali senza scopo di lucro, si è realizzato di fatto uno scambio. Lo scambio è una autonomia dei mezzi verso la rinunzia della possibilità di avere trasferimenti diretti e indiretti da parte dello Stato, fermo restando la finalità pubblica e la vigilanza in controllo.

A garanzia di questo sistema la riserva legale minima di cinque annualità delle pensioni in essere, bilanci tecnici triennali e il progressivo incremento dei requisiti di sostenibilità, fino ad arrivare in momento di crisi a 50 anni di sostenibilità dagli originari 15 e con l’utilizzo anche semplicemente del saldo previdenziale.

Ci siamo dati un approccio che ha abbandonato il vecchio approccio lineare da chi lavora verso chi ha lavorato, in un concetto di circolarizzazione perché siamo convinti che garantire una serenità post lavorativa significa essere molto attenti alla fase lavorativa e formativa. Ci siamo perciò dati ad una visione circolare del sistema per il quale il patrimonio viene usato non solo per il welfare ma anche per sostenere in maniera attiva i nostri iscritti.

Abbiamo fatto il nostro dovere e nessuna Cassa è fallita. L’autonomia che ci fu assegnata nel tempo ha assunto una dinamica regressiva, al punto che parliamo di ripubblicizzazione. Registriamo infatti volatilità e contraddittorietà legislativa e giurisprudenziale, controlli molteplici e non coordinati, ingerenza nella gestione e una tassazione sui rendimenti del patrimonio come fossimo investitori speculativi.

C’è un patrimonio considerevole che ci pone all’attenzione del paese e faccio notare che metà di questo patrimonio è investito in Italia, probabilmente oltre il merito di credito del nostro paese, mentre il 75% è investito nello spazio economico europeo.

Non chiediamo maggiore autonomia, ma una migliore autonomia, in linea coi principi originariamente dati dal legislatore.”

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