Politica11 Luglio 2022 14:03

Agrivoltaico, Patuanelli: agricoltura deve dare contributo alla produzione di energia. Mettere a sistema fotovoltaico

"L’agrivoltaico è oggettivamente un’opportunità ed è evidente che c’è una possibilità di integrazione a livello aziendale tra la produzione primaria e la produzione energetica. La nostra capacità deve stare nel dare certezze e nel far sì che non ci sia una sostituzione, ma un’interazione. Questa è la mia principale preoccupazione da Ministro. Il rischio è che più che una diversificazione di reddito che consente al settore primario di esser più produttivo si tratti di una sostituzione di reddito".

Così Stefano Patuanelli, ministro dell'Agricoltura, in occasione del convegno "Agrivoltaico: sfide ed opportunità" organizzato a Palazzo Giustiniani.

"Il valore dell’energia è un elemento fondamentale legato agli investimenti e credo quindi che questo sia il momento giusto anche per fare degli investimenti a prescindere dal range di incentivi che noi mettiamo in campo, comunque straordinari legati al PNRR. Il costo dell’energia può essere di per sé un incentivo e questo è un elemento che va guidato anche mettendo regole. Con una complessità enorme, legata alla differenziazione e alla competenza regionale e alla sua pianificazione", prosegue il ministro.

"Siamo consapevoli, io e il Ministero, che l’agricoltura deve dare un contributo alla produzione di energia. Lo può fare con diversi strumenti ed il fotovoltaico è certamente uno degli strumenti che ha a disposizione: dobbiamo metterlo a sistema e dobbiamo ricordarci di trovare le giuste modalità di penetrazione verso il modello aziendale. La produzione di energia deve essere in campo a tutti i produttori primari, anche i più piccoli, attraverso sistemi di distribuzione di quelle opportunità.

Se l’Europa continua a mettere granelli negli ingranaggi, non andiamo da nessuna parte. L’autoconsumo è certo un obiettivo da perseguire e magari tutte le aziende potessero raggiungerlo, ma io credo ci siano delle opportunità di aumentare la produzione che l’Europa oggi non ci riconosce", conclude Patuanelli.